Sebbene gli italiani sembrino – o siano – affamati di calcio, bisogna ricordare che sono tanti gli sport che (com)portano soddisfazioni, rigore etico, valori che vengono impressi fin dalla giovane età e… medaglie. Uno di questi è il tiro a segno, che richiede passione, impegno e concentrazione e che educa, sebbene si tratti di una disciplina individuale, allo spirito di gruppo, alla solidarietà e alla competizione più sana. Spesso riscopriamo divertimenti non proprio “di massa” grazie ai Giochi olimpici o a chi ce ne parla in quanto “diretto interessato”. Sulla scia dello straordinario oro vinto nella carabina da Niccolò Campriani alle ultime Olimpiadi di Rio de Janeiro, che ci hanno tenuto compagnia durante l’estate, pubblichiamo la lettera, pervenuta in redazione, della mamma di un giovane e promettente atleta bolognese del tiro a segno.
Gentile redazione di LucidaMente, sono la madre di un giovane atleta del tiro a segno di Bologna, specialità “pistola ad aria compressa 10 metri” (ragazzi). Solitamente le persone con le quali ne parlo restano turbate. Perfino gli esperti della disciplina faticano a presentare le proprie attività agonistiche nelle scuole, ideali bacini di utenza per coltivare talenti in erba. figlio ci propose di fargli praticare questo sport, io e mio marito mettemmo da parte i pregiudizi. Al tiro a segno fummo accolti con grande disponibilità; ci furono raccomandati, con gentile fermezza, alcuni princìpi semplici ma piuttosto efficaci, valutati al pari dell’abilità sportiva: il rispetto – non soltanto in gara – delle regole e degli avversari, l’educazione personale, l’integrità morale. Ma anche l’importanza di svolgere coscientemente il proprio ruolo nella società: per esempio il conseguimento, da parte degli studenti, di buoni voti a scuola, condizione sine qua non per praticare tale disciplina. L’esperienza fatta sul campo da mio figlio ha dimostrato che queste direttive vengono applicate, eccome! Soltanto una volta divenuti adulti i ragazzi ne comprenderanno l’importanza al fine di divenire soggetti responsabili.
Il valore attribuito al singolo atleta è di livello elevatissimo. Per motivi di salute, mio figlio non ha potuto allenarsi per interi mesi, eppure non sono mai mancate parole di sincero incoraggiamento nei suoi riguardi, e non soltanto a guarire. L’affettuoso interessamento verso il suo stato fisico anche da parte dei diretti avversari ha accresciuto la sua autostima, ma soprattutto lo spirito di gruppo, pur in una competizione individuale. E, ancora: gli allenatori hanno atteso pazientemente il suo ritorno al poligono, spronandolo a partecipare alle gare sezionali, regionali e italiane al pari di chi si era costantemente allenato. Sono davvero tanti gli sport che offrono un’opportunità del genere? Non credo.
Purtroppo questi valori sono noti esclusivamente a chi vanta un’esperienza diretta con il tiro a segno. Ho quindi deciso di far conoscere questo mondo a chi, per scetticismo o per scarsa informazione, mai vi si avvicinerebbe. Non si sta parlando dei combattimenti tipici di softair [un tiro con simulazione di armi da fuoco, basato su tecniche militari, ndr] o paintball [una sorta di sparatoria a suon di palline di gelatina piene di vernice, ndr], a mio avviso diseducativi. Ci si sta riferendo anzi a una disciplina in cui il bersaglio è di carta e non ha alcuna sembianza umana o animale, in cui non viene richiesta violenza ma soltanto una grande concentrazione. Si sta parlando, insomma, di uno sport d’élite, che presenta i propri atleti migliori alle Olimpiadi, di un’attività fisica basata su rispetto e modestia, contrariamente a molte altre praticate a livello di massa (come il calcio, che cito sempre per esperienza diretta). Un esempio fra tutti, Niccolò Campriani: oro 2012 nella carabina 3 posizioni a 50 metri; argento nella carabina a 10 metri; doppio oro 2016 (carabina ad aria 10 metri e 50 metri 3 posizioni). Una persona umilissima, che abbiamo avuto il piacere di conoscere e di ammirare mentre, in occasione dei Campionati italiani, incoraggiava i piccoli atleti di domani. Grazie per lo spazio che spero vorrete concedermi sulla vostra rivista.
Diamo spazio a una lettera pervenuta in redazione, attraverso la quale una mamma pone l’accento su uno sport poco conosciuto che comporta grandi soddisfazioni e, soprattutto, educa gli atleti al rispetto e alla disciplina.
(LucidaMente, anno XI, n. 129, settembre 2016; editing e formattazione del testo a cura di Maria Daniela Zavaroni). Leggi QUI.